5 maggio 2019

Un inno alla libertà - Il Faro di Paco Roca






Paco Roca si è affacciato oltre il mio pianerottolo per la prima volta con Rughe, quel suo racconto struggente sul morbo di Alzhaimer, l’anzianità, la decadenza della mente/persona, che se non hai letto, ti consiglio caldamente.
Nonostante ammetta mi ispirino sempre moltissimo, non so mai bene come destreggiarmi in quest’universo di tavole e colori, la mia troppa incompetenza in materia di graphic novel mi impedisce di scovare titoli e autori meritevoli, o più che altro, di apprezzarne appieno il talento.

A Natale, però, mi sono trovata sotto l’albero lui, Il Faro.
Reduce dalla lettura di Patria – di cui vi devo ancora parlare?! - è stata la sua lettura complementare. Vi è mai capitato di trovare letture che si allacciano, quasi perfettamente, regalandovi un orizzonte più ampio?
Le tavole di Il faro si sono intrecciate con le parole di F. Aramburu ed ho sentito per la prima volta le fiamme della guerra civile spagnola bruciarmi sulla pelle.
Il Faro è il racconto delicato e poetico di un incontro importante, oserei dire esistenziale.
È la storia di Francisco, un giovane soldato repubblicano appena diciottenne in fuga, il quale non sa dove rifugiarsi: ha da una parte la frontiera e i campi di concentramento, dall’altra i fascisti e la fucilazione.
Nel tentativo di raggiungere il mare si accorge di perdere sangue dalla testa e sviene.
Mai risveglio fu più dolce.
È qui che inizia la narrazione: con il mare, un faro, il guardiano Telmo, e Francisco.
Due personaggi antitetici che illuminano una storia dal ritmo lento e rassicurante, cullata dall’oscillare delle onde.

29 marzo 2019

Miscellanea di primavera




miscellànea s. f. [dal lat. tardo miscellanea, neutro pl. dell’agg. miscellaneus «miscellaneo»; col sign. bibliografico, usato per la prima volta da A. Poliziano come titolo di una sua raccolta di scritti filologici (1489)]. […] Più genericam., mescolanza di cose di vario genere. 

Sembrerebbe che anche a Torino sia giunta la primavera, come dimostra la mia rinite allergica, ma soprattutto il profumo di narcisi che è entrato tra le mura della mia casa.
Da qualche anno la primavera in collina è ormai un triste ricordo; la vita da fuori sede comporta tra i tanti sacrifici anche perdersi il canto delle rondini al tramonto, la fioritura e il verde boschivo, che purtroppo in città è solo sbiadito.

17 marzo 2019

Frankenstein e il piacere di leggere i classici





Ti ho chiesto io, creatore, dalla creta 
Di farmi uomo? Ti ho sollecitato io 
A trarmi dall’oscurità?

Paradiso Perduto, X, 743-45

Bisogna leggere i classici.
Quei classici brutti e cattivi che fanno tanto paura, perché datati e quindi obsoleti, inavvicinabili per un bagaglio culturale troppo ingombrante, per le analisi del testo approfondite e a volte fin troppo rigide, per il timore reverenziale accompagnato dalla sindrome del chi-sono-io-per-leggere-Dostoevskij-Proust-Omero-chicchessia.
Ma del perché, tu lettore, dovresti leggere più classici e goderti la lettura con serenità e grande curiosità, parleremo più avanti nel tempo.
Oggi, se me lo concedi, vorrei invece proporti un libricino che, sì è un classico, ma è appetibile a chiunque e soprattutto, assai godibile. Un buon punto di partenza, insomma, se ti senti affetto da qualche strana patologia del lettore timoroso.
Sto parlando del celebre (-issimo) Frankenstein - il moderno Prometeo di Mary Shelley.
Sì, la trama credi di conoscerla a memoria, complici le numerosissime pellicole cinematografiche.
Sì, pensi di saperne già abbastanza, e poi l’horror non fa per te.
Ma, caro mio lettore, oggi ti dimostrerò che puoi leggere un classico di cui credi di sapere tutto e ricrederti, perché in fondo ti sei perso tante cose e perché potresti farti una tua idea che esula ampiamente dai manuali di letteratura.
(E io aggiungerei un ma ben venga!)

9 marzo 2019

Il Golfo di Venere nel lago di Como - Lenno

La rubrica "Scarpette" nasce con l'intento di catalogare ed archiviare rigorosamente ogni mio spostamento sul globo. Ambizioso, folle e terribilmente sentimentale. 




2 marzo 2019, Lenno 

Oggi è il due marzo duemiladiciannove ed è una giornata nuvolosa, a sprazzi soleggiata. 
È un sabato potenzialmente molto speciale, anche se non è partito con il cosiddetto piede giusto: si va al lago, al nostro lago.  
Il lago di Como è un germogliare di luoghi incantevoli, talvolta anche assai nascosti, che solo occhi attenti ed esperti possono scorgere.  
Negli ultimi tre anni ho imparato ad apprezzarne i paesaggi impreziositi dal luccichio dell’acqua delle darsene, l’edera ed i glicini che si arrampicano sulle pareti delle ville storiche che costellano le rive del lago, le buffe nuotate di anatroccoli e cigni, i pontili e le loro piccole imbarcazioni galleggianti, le abitazioni diroccate sulle sponde quasi a volersi tuffare giù, assolate.

Non si smette mai di respirare a pieni polmoni il profumo dolciastro del lago, così mutevole con i suoi cicli circadiani; la notte e poi il giorno, il vento, la nebbia e poi il sole, la stagionalità.

L’odore dell’acqua può scatenare epifanie potenti, a maggior ragione se il lagh de Còmm è anche in parte casa tua.
Sono legata alle profondità del suo fondale tramite cordone ombelicale; un cordone che nella mia adolescenza mi è parso esser d’intralcio per i miei sogni e le mie ambizioni, quell’insolenza giovanile che ti fa volentieri rinnegare le tue origini, quella volontà di scegliere il proprio luogo di appartenenza.


20 gennaio 2019

Bilanci e (dubbi) buoni propositi



L'inizio del nuovo anno è anche momento di bilanci e (dubbi) buoni propositi; dico dubbi perchè, come ben si sa, talvolta ci si fa prendere dall'ottimismo post-prandiale natalizio e in un attimo ci si trova volenti o nolenti a galoppare verso utopiche imprese.
Quest’anno me la sono presa con la dovuta calma; ho spulciato un po’ Goodreads (trovi il mio profilo qui) solo dopo essere rientrata da Cracovia ed ho riguardato tutti i libricini che mi hanno accompagnata nel mio duemiladiciotto, cercando di collocarli ordinatamente nel mio universo mentale - possibile? Non credo.
Di molte letture devo dirmi soddisfatta: la maggior parte sono state qualitativamente notevoli e le delusioni letterarie non credo possano nemmeno essere definite tali. A dirla tutta, un anno veramente fortunato.
Ho iniziato il duemiladiciotto col botto.

3 gennaio 2019

Pagine bianche, nuovi inizi




Forse non ci sarebbe stato momento più propizio per rompere questi spazi bianchi, qui, in questo nuovo angolo sul web - che non è altro che un simbolico nuovo inizio.
L'inizio del nuovo anno solare difficilmente nella mia vita è riuscito a spartire le acque tra il mio passato ed il mio futuro, ma questo trentun dicembre è stato diverso e saprei anche dirmi perché: il duemiladiciotto è stata una lunga transizione, una profonda e lunga apnea negli abissi delle mie insicurezze e dei miei dolori. Un silenzio interiore può essere assordante, se gli unici suoni che ti cullano i pensieri sono note distorte della tua voce perduta, voce che non riesci a riprenderti.
I trecentosessantacinque giorni passati sono stati per pura casualità un viaggio molto lungo, ma necessario, ed essere qui a scriverne mi fa sorridere di gratitudine. Ed è forse questo il momento più propizio per presentarmi a te, lettore nuovo, o a te, lettore che da tempo hai la pazienza di seguirmi zigzagando tra le mie avventure nel magico mondo dell’internet: prima Youtube, poi il primo blog, poi Facebook, poi Instagram, poi questo (insomma, se sei ancora qui, dovrebbe esserti recapitata una medaglia all’onore e alla fedeltà).

Un inno alla libertà - Il Faro di Paco Roca

Paco Roca si è affacciato oltre il mio pianerottolo per la prima volta con Rughe , quel suo racconto struggente sul morbo di Alzhaim...